Questa mattina, 10 settembre 2013, alle 11,00 era previsto un incontro con Crocetta al comune di Gela per parlare di infrastrutture e il comitato di Niscemi approfitta della presenza in zona del presidente per mettere in atto una contestazione così com’era successo a Vittoria e a Librino. Così come in quelle occasioni siamo stati costretti a dei “raid” per avere risposte, sulla revoca allora, sulla “revoca della revoca” adesso.
L’agguerrito gruppo di No muos, formato da appartenenti ai comitati di Niscemi, Caltagirone, Piazza Armerina e Gela, si rende conto appena arrivato all’ingresso del palazzo di città di non essere gradito. Con magliette No Muos e bandiere alla mano veniamo subito intercettati e avvicinati dalla polizia che ci intima il divieto di entrare senza specificarne il motivo e senza giustificazioni di sorta. Stranamente però chi tra noi ha la faccia più rassicurante viene fatto entrare senza problemi, non riconosciuto. Alla nostra richiesta di parlare con il superiore l’unica risposta che ci viene data è : voi non entrate perché è così. Chiediamo, su consiglio del nostro avvocato, l’identificazione per sapere chi ci sta vietando di entrare in un luogo aperto al pubblico e per tutta risposta veniamo identificati .
All’arrivo di Crocetta veniamo avvisati da chi è riuscito ad entrare: evidentemente è stato fatto entrare da un ingresso secondario. Ricomincia la trattativa perché praticamente siamo gli unici a non riuscire ad entrare.
Decidiamo di spostarci dall’altra parte dell’edificio in modo da essere visibili ma sopratutto udibili dalla sala in cui è prevista la conferenza e immediatamente e spontaneamente partono gli slogan all’indirizzo di Crocetta.
La contestazione è comunque un successo: a causa della nostra protesta quasi tutti gli impiegati del Comune si affacciano, in molti solidarizzano con noi. Decidiamo infine di seguire le macchine della sicurezza personale che aspettano il presidente all’uscita. Dopo un paio di spostamenti per spiazzarci si arrendono: Crocetta è circondato. Alla polizia non resta che prendere atto della cosa e annunciarci che Crocetta intende incontrarci.
Noi speravamo di poter entrare tutti insieme ma, come spesso accade, la polizia decide che solo uno sparuto gruppo potrà parlare col presidente. Veniamo nuovamente identificati e portati dentro la stanza del sindaco di Gela.
Al nostro ingresso troviamo ad accoglierci non solo Crocetta e gli uomini della sicurezza ma anche l’ex Sindaco di Niscemi e l’ex presidente del consiglio comunale (entrambi colleghi di partito di Crocetta) e l’assessore Lo Bello oltre che una folla lì presente a vario titolo.
Piazziamo la telecamera sperando di raccogliere contributi utili e cominciamo ad essere sommersi dalle parole del presidente: affermazioni discordanti, tanta confusione, slogan e inesattezze spiazzano gli astanti.
Ripetutamente Crocetta dichiara di essere “l’unico politico in Italia e in Europa” ad aver fatto qualcosa contro il MUOS scagliandosi contro i colleghi che invece “vengono a fare solo le passeggiate”, quasi fosse un mantra.
Si infervora quando gli chiediamo di cosa il suo partito ha fatto, prende le distanze. Non è l’unico momento in cui è in difficoltà.
Dichiara di avere le mani legate dallo studio dell’Istituto Superiore di Sanità. Quando gli facciamo notare che lo studio è pieno di condizionali, anche perché basato su studi teorici, scarica la colpa sul funzionario che cura il procedimento dichiarando che non era possibile “obbligarlo” a firmare un atto secondo lui dovuto altrimenti avrebbe rischiato una denuncia per “abuso d’ufficio”.
Secondo Crocetta il funzionario, prontamente minacciato da una nota del ministero della difesa non poteva non richiedere la “revoca della revoca” altrimenti sarebbe stato passibile di procedimenti penali e civili.
Ritorna in campo la questione dei risarcimenti ma, nonostante gli venga fatto notare che la cifra di 18 Miliardi di dollari è il costo complessivo dell’opera e che comunque non potrebbe essere addebitata alle casse della regione Sicilia qualora le autorizzazioni fossero dichiarate illegittime, è irremovibile. Improvvisamente però la cifra da pagare diventa 3 Miliardi di dollari, secondo un semplice calcolo matematico. A nulla serve provare a spiegare che quella cifra è frutto di pura fantasia dato che nessuno, né il ministero della difesa né tantomeno gli americani, l’hanno mai chiesta in nessun atto ufficiale.
Il presidente, come se non avesse letto il rapporto, continua ad ignorare che il rapporto è formato da due parti in netto contrasto tra loro.
La parte della commissione ISS, piena di condizionali e che comunque raccomanda il monitoraggio delle fasce più sensibili della popolazione alle onde elettromagnetiche, è certamente morbida nei confronti del Muos nonostante dipinga uno scenario allarmante per le condizioni di salute dei niscemesi. La seconda parte invece, curata dagli esperti nominati dalla stessa regione, dimostra chiaramente i rischi legati all’installazione del Muos e delle 46 antenne già esistenti.
Crocetta dunque preferisce dar conto all’ISS piuttosto che ai tecnici da lui stesso nominati. Parla addirittura di “tribunali popolari cinesi” in cui è il popolo a decidere sui provvedimenti autoritativi e fa finta di non capire che, PER STESSA ESPLICITA AMMISSIONE DELL’ISS, IL RAPPORTO NON E’ UTILIZZABILE AI FINI AUTORIZZATIVI.
Ricordiamo al presidente che, se proprio non vuole fidarsi degli esperti da lui stesso incaricati, avrebbe potuto almeno prendere in considerazione la relazione D’Amore che avvalora i nostri dubbi. Anche qui il presidente dimostra di non conoscere gli atti; dichiarerà infatti che la relazione D’Amore è una relazione di parte. Ancora una volta proviamo a correggerlo ma non c’è nulla da fare: per Crocetta anche il giudice che ha disposto la relazione è una parte nel processo amministrativo.
Tra le altre bugie di Crocetta da segnalare la sua dichiarazione in merito alla sughereta (di cui la Regione, dunque lui, è l’ente gestore e che viene velocemente liquidata come un mero “simbolo” per i manifestanti No Muos e nulla più).
Secondo Crocetta è proprio il nostro “attaccamento” alla sughereta che ci ha fatto perdere finora tutte le cause. Affermazione decisamente falsa dato che nessun processo è stato definito, ma forse il presidente si riferiva alla richiesta di sospensiva del procedimento di fronte al TAR avviato nel 2011 dall’allora sindaco di Niscemi Di Martino. Addirittura il presidente si spinge oltre consigliandoci di fare ricorso avverso il suo stesso atto di “revoca della revoca” dichiarando che non difenderanno quel provvedimento, un consiglio che appare quantomai strano e suscita qualche ilarità.
Anche sulla questione della tempistica Crocetta le spara grosse. Alla nostra domanda sul perché avesse revocato la revoca giusto il giorno prima dell’udienza di fronte il CGA di Palermo Crocetta riesce a spiazzarci: sarebbe stato avvicinato addirittura dal presidente del tribunale che gli avrebbe PREANNUNCIATO una sconfitta nella definizione di quel procedimento con conseguente condanna pecuniaria e minacciato, con nota del ministero della Difesa, per desistere dal procedimento. A parte la gravità delle affermazioni, che speriamo ricevano smentita da parte del CGA e del ministero, anche in questo caso le nostre eccezioni riguardanti la legittimità attiva del ministero in quel procedimento, condivise evidentemente dal TAR, non trovano risposta.
Il presidente, messo alle stretta, per placare gli animi prova a rilanciare dichiarando che si sta lavorando per il monitoraggio dell’area e per uno studio epidemiologico sulla popolazione niscemese. Il grave ritardo con cui quest’ultimo viene posto in essere è sottolineato da un attivista No Muos, anche in questo caso il presidente evita di rispondere.
La tensione sale, appena proviamo ad affrontare il capitolo guerra Crocetta si trincera dietro la presunta “posizione ideologica” dei manifestanti. Se essere contro la guerra è una posizione ideologica allora sì, siamo ideologici, su questo conveniamo con lui.
Smentendo le sue affermazioni del Luglio 2012 a Niscemi Crocetta non si dichiara più “contro il Muos” ma contro il Muos vicino ai centri abitati. Eppure in quell’occasione le parole di Crocetta erano altre: “io sono contro il Muos, se dovessi diventare presidente della Regione il Muos a Niscemi non si farà mai!”. Era un altro momento storico, eravamo in campagna elettorale allora. Proprio come Lombardo Crocetta sembra aver cambiato posizione sulla questione Muos.
Quando un attivista gli grida “sei come Lombardo” il presidente va su tutte le furie, si alza e se ne va. L’incontro è finito.
Andate in pace?
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