*di Salvatore Giordano
Giuro, è l’ultima volta che ne parlo: almeno sino alla prossima manifestazione non tornerò sull’argomento, perché davvero non se ne può più. Lo faccio adesso per rispondere alle numerose sollecitazioni, talune ai limiti della provocazione, che mi chiedono perché non bandiamo dalle nostre manifestazioni le bandiere di altri.
A quelli che dicono di non venire perché ci sono le bandiere, o persino le magliette, di questo o di quello, direi: venite, invece, e portate pure le vostre. Chi ve lo impedisce?
E propagandatele pure le iniziative del movimento No MUOS, utilizzando a vostre spese i segni e i simboli delle vostre identità (o della vostra alterità) sui muri delle vostre città e su ogni altro “canale”. Anche per questo c’è qualcuno che lo impedisce? Davvero è, sarebbe, un’accusa gretta quanto insostenibile nei confronti del movimento.
E aggiungerei: cominciate a frequentare, nei modi che più vi sono consoni, le riunioni e i luoghi delle lotte No MUOS. Con ciò diventerete più tolleranti e davvero non ve importerà più se le persone che vi stanno a fianco si portano dietro una bandiera che non è la vostra. Dopo momenti di intensa convivialità e condivisione di vita gomito a gomito sentirete «l’altro» come vostro compagno di lotta e di resistenza. Non vi scandalizzerà più il suo essere diverso da voi.
Io ho imparato a parlare con tutti e ad ascoltare tutti (e con l’esperienza nel movimento No MUOS ho affinato questa mia capacità): alla manifestazione, pur essendo alla testa del corteo a reggere un lembo dello striscione di apertura e perdendomi gran parte di quelli che vi si sono aggiunti via via, ho incontrato molte persone di diverso orientamento politico rispettoso della costituzione, ho incontrato pacifisti e amici della non-violenza. E ho visto: numerose sigle sindacali, persino una di cui non conoscevo l’esistenza (CILDI se non sbaglio); i papa-boys; i ragazzi dei centri sociali e quelli dell’oratorio e persino ministri (di culto) di differenti religioni. E numerose associazioni antimafia, che bella cosa! E ho salutato Salvatore Borsellino e gli amici della Casa Impastato. E poi le famiglie con i passeggini, gli artisti, i clown… Che cosa si vuole di più? E, condotta non scontata, ho visto i palermitani (di cui tutti conosciamo il proverbiale disincanto) affacciarsi sulla soglia dei negozi e sui balconi ad applaudire il corteo e unirsi nei cori.
Le indicazioni del coordinamento che ha indetto la manifestazione, per finire questa nota, sono sempre state chiare: alla testa del corteo solo bandiere No MUOS. E tutti gli altri dietro. E non si è faticato più delle altre volte nel far rispettare la disposizione.
La manifestazione di ieri? Un successo di manifestazione di cui bisogna esser grati a tutti i presenti: a quelli con le bandiere, gli striscioni, le spillette, le bandane e le magliette e a quelli senza bandiere e senza nient’altro che la propria faccia. E ringraziamo tutti per averci messo la faccia nel dire No al MUOS e no alla guerra senza se senza ma.
A chi denigra il risultato, ricorderei quello che si diceva il giorno prima per scoraggiare la partecipazione: che sarebbero calate orde di barbari. E, invece, siamo stati migliaia e migliaia.
Ecco chi non ho visto: barbari e violenti. Con buona pace dei velinari di regime. E, con molta probabilità, pure i black block austriaci esistono solo nelle menti bacate di chi li ha partoriti: le menti finissime, si fa per dire, di taluni professionisti della disinformazione foraggiati con denaro pubblico.
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