Come Comitati No MUOS che si riconoscono nella Carta d’Intenti del Coordinamento Regionale proseguiamo con ogni mezzo la nostra azione di contrasto al completamento e messa in esercizio di un impianto che costituisce una violenza per il territorio e per i suoi abitanti. Ripudiando una fonte di pericolo per la salute e l’incolumità della popolazione che è al contempo un freno allo sviluppo economico, rifiutiamo l’adesione a un modello culturale assolutamente estraneo alle esigenze di pace, giustizia e sicurezza della popolazione locale e nazionale. L’azione di contrasto, in questi anni, si è estesa a ogni ambito possibile, dal Territorio ai Tribunali, e oggi approda in Parlamento.
Perché proprio il Parlamento è stato spogliato di una propria prerogativa ineludibile: approvare, ai sensi dell’Art. 80 della Costituzione, i trattati internazionali con finalità politiche, come quelli che consentono la permanenza sul nostro territorio di militari e armamenti stranieri. Tanto più se, come nel caso del MUOS, si tratta di installazioni militari di uso esclusivo statunitense delle quali, una volta attivate, non è possibile lo spegnimento col conseguente coinvolgimento della nostra nazione nell’intera attività bellica degli Stati Uniti.
La mozione il cui testo abbiamo presentato all’Intergruppo dei Parlamentari per la Pace, prevede la riappropriazione di questa funzione importantissima per la politica internazionale e la sicurezza interna del nostro paese da parte di un Parlamento che speriamo ridiventi luogo della sovranità popolare. Tutti i trattati dovranno essere sospesi e rimessi all’approvazione del Parlamento al quale chiediamo di valutare che l’installazione del MUOS è incompatibile con i principi dell’art. 11 della Costituzione, poiché ci costringe automaticamente ad aderire a tutte le attività belliche degli USA che non hanno analoghi principi di ripudio della guerra.
Frattanto prosegue la battaglia anche nei Tribunali Amministrativi. Le questioni pendenti innanzi al TAR Palermo sono sostanzialmente tre: l’illegittimità delle autorizzazioni ambientali rilasciate dalla Regione (Ricorso avviato dal Comune di Niscemi nel 2011), la richiesta di annullamento da parte del Ministero della Difesa delle revoche delle suddette autorizzazioni operato dalla Regione il 29 marzo (si tratta di due ricorsi del Ministero notificati ad aprile 2013) e, infine, la richiesta di annullamento della revoca regionale datata 24 luglio 2013 delle revoche delle autorizzazioni ambientali del 29 marzo 2013 (si tratta di due ricorsi, il primo nato da una collaborazione Legambiente-Coordinamento Regionale dei Comitati No Muos, il secondo del Movimento No Muos Sicilia).
Tutti i ricorsi saranno chiamati all’udienza pubblica del prossimo 27 marzo per la decisione definitiva. Ovviamente, non possono azzardarsi previsioni, tuttavia le varie linee difensive avanzate dai legali No MUOS risultano fondate e corroborate dall’istruttoria svolta. In particolare, la verificazione compiuta dal Prof. D’Amore dell’Università di Roma “La Sapienza” ha evidenziato come le autorizzazioni ambientali rilasciate dalla Regione fossero prive di rigore, su alcuni punti palesemente erronee e non rispettose delle norme che regolano la materia. Così da giungere a conclusioni inattendibili, soprattutto riguardo alla mancanza di pericoli per la salute umana, per l’ambiente e per il traffico aereo dei vicini aeroporti. L’illegittimità delle autorizzazioni è stata riconosciuta dalla Regione che, tramite l’ufficio di Presidenza, è intervenuta nel ricorso del Comune di Niscemi a sostegno delle ragioni del Comune e ha successivamente “revocato” le autorizzazioni. Tale revoca, essendo basata su vizi di legittimità e di istruttoria delle autorizzazioni, deve qualificarsi, a nostro avviso, come autentico “annullamento in autotutela”, con la conseguenza che è illegittima la successiva “revoca delle revoche” del 24 luglio e l’ulteriore effetto che la realizzazione delle opere è stata eseguita in modo del tutto abusivo. Non può avere efficacia sanante il parere dell’ISS che, al suo interno, contiene la dichiarazione di non utilizzabilità a fini autorizzativi trattandosi di studio puramente scientifico. Peraltro, lo studio manifesta forti perplessità riguardo al fatto che l’impianto sia innocuo, non sussistendo indagini e osservazioni sul lungo periodo e sull’interazione con altri inquinanti ambientali, e richiede attenzione soprattutto per la salute dei bambini. Allo stesso studio, inoltre, sono allegate — per costituirne integrazione — le note critiche dei tecnici nominati dalla Regione che inspiegabilmente non sono state considerate dalla Regione stessa. Confidiamo, quindi, nell’accoglimento dei ricorsi che porterebbe all’arresto dei lavori, dovendosi avviare un nuovo iter autorizzativo. Quest’ultimo sarebbe reso oggi molto difficile dal passaggio dell’area di sedime nella “Zona A” di massima tutela della Riserva Naturale Orientata “Sughereta di Niscemi” e dai vincoli paesaggistici.
Infine, non può tacersi che un grosso sforzo è richiesto anche dalla difesa degli attivisti nei confronti dei quali è stata sferrata una durissima attività repressiva. Innumerevoli ormai gli arresti, le denunce, le sanzioni amministrative, i fogli di via che noi respingiamo al mittente.
A partire dalla violazione delle norme costituzionali da parte del Governo, sussistono nella vicenda MUOS responsabilità istituzionali gravissime. Basta vedere le foto aeree per comprendere le responsabilità degli Organi Regionali che dovevano vigilare sul territorio e sull’Area Protetta (Assessorato Territorio e Ambiente, Soprintendenza di Caltanissetta, Azienda Foreste Demaniali). Dalla verificazione del Prof. D’Amore, altrettanto chiaramente emergono le responsabilità di chi doveva vigilare sulla salute umana, sul rispetto dei limiti all’inquinamento elettromagnetico e sulla sicurezza degli aeroporti.
Sono queste le responsabilità che andrebbero punite e che, invece, non si vogliono vedere. Per comprendere l’assurdità, vogliamo ricordare che mentre la Questura e la Prefettura di Caltanissetta si accanivano sui manifestanti che cercavano di far rispettare lo stop dei lavori nel periodo in cui le autorizzazioni erano revocate, veniva scortata in pompa magna in cantiere una ditta priva di certificazione antimafia.
Coordinamento Regionale dei Comitati No MUOS
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