Dopo i fatti del 9 agosto, quando una moltitudine di persone invase la base della morte in un atto liberatorio e di portata storica, la scure delle denunce dello stato — forte con i singoli e le collettività locali ma debole con i potenti — si è abbattuta sugli attivisti No MUOS, in gran parte niscemesi. A una ventina dei quali oggi si contesta un lungo elenco di reati penali: invasione di base (art. 682), resistenza e violenza in concorso (art. 110 e 336), violenza e resistenza a pubblico ufficiale (art. 337 e 339).
L’ultima denuncia si riferisce al 25 gennaio, quando, come al solito, abbiamo provato a impedire tramite l’uso dei nostri corpi l’innalzamento delle famigerate parabole.
Sono tutte azioni che, con orgoglio, noi del movimento e dei Comitati No MUOS rivendichiamo come legittime.
Se l’intento è di spaventarci e dividerci, le forze della repressione sappiano che hanno ottenuto lo scopo inverso. Numerosi sin dalla convocazione in commissariato sono stati, infatti, gli attestati di solidarietà e di stima giunti a tutto il movimento No Muos. E le lunghe ore passate a compilare scartoffie e ricevere le solite paternali ci hanno ricompattato e unito ancora di più.
La strategia per reprimere il dissenso è sempre uguale. E chi obbedisce agli ordini, d’altra parte, manca pure di fantasia oltre che di coscienza: focalizzarsi su Niscemi e più in generale sulle popolazioni locali per troncare alla radice il movimento e soffocare il cuore pulsante dell’opposizione al Muos.
Siamo certi che il movimento No Muos non farà mancare il supporto di parole, sentimenti e azioni, come già altre volte prima di oggi. La nostra risposta sarà sempre più forte delle vostre accuse.
E la repressione non ci fermerà. Mai.
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