Abbiamo appreso la notizia, di queste ultime ore, che il Ministero della Difesa ha impugnato di fronte al Tar la revoca delle autorizzazioni alla costruzione del MUOS messa in atto dall’amministrazione della Regione Siciliana, chiedendo anche il risarcimento del danno che la revoca avrebbe causato alle aziende appaltatrici dei lavori di costruzione.
Questa pessima iniziativa del Ministero non ci sorprende per nulla, l’avevamo preventivata e messa in conto, ben conoscendo oramai il cinismo criminale di chi rappresenta le istituzioni in questo paese.
La gravità dell’atto in sé è evidente: si mettono arrogantemente in discussione le competenze amministrative di una regione a statuto speciale quando le esercita in favore dei propri abitanti; si subordina la salute dei cittadini siciliani e italiani agli interessi militari americani; si cerca di ricattare una popolazione col meccanismo del debito, minacciando di farle pagare economicamente scelte non sue e non votate, vogliamo ricordarlo, da nessun organo democraticamente legittimato di questo paese; si compie un atto vigliacco di piaggeria nei confronti dell’”amico” americano che non è nemmeno obbligato a sporcarsi le mani presentandosi personalmente di fronte al Tar, tanto a garantirgli il diritto di sterminare elettromagneticamente il proprio stesso popolo e di esporlo ai rischi di possibili conflitti militari internazionali, difendendolo per vie legali, è il Governo Italiano.
Un governo, bene ricordarlo un’altra volta, che è illegittimo e abusivo perché agisce in proroga e senza nessun mandato popolare.
Di fronte a questi abusi e all’arroganza del Ministero, noi pretendiamo che la Regione Siciliana difenda con tutti i mezzi legali disponibili in questa sede processuale le ragioni del No al Muos, attivandosi con la massima celerità per produrre la documentazione necessaria.
Noi stessi diamo mandato ai nostri legali di valutare l’ipotesi di chiedere ai responsabili, siano essi governi stranieri, locali, politici, amministratori, il risarcimento del danno derivante da venti anni di violazioni del diritto alla salute e all’ambiente di decine di migliaia di cittadini.
Rispetto a tutto questo non siamo noi quelli in debito, il debito per avere trasformato un sito di interesse comunitario come la sughereta in una base di morte lo hanno altri. Noi il debito che causa la militarizzazione dei territori lo stiamo riscattando ogni giorno davanti alla base, con i blocchi e la revoca dei lavori che abbiamo messo in atto “dal basso” e che, ci dispiace per chi ha l’ingrato compito di difendere gli interessi in Italia dell’imperialismo americano, non è passibile di alcuna impugnazione.
Coordinamento Regionale dei Comitati No Muos
Comunicato stampa del 26 aprile 2013
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