La bellezza di Palermo e il caldo eccezionale ci accolgono insieme alla sensazione che l’intera città sia altrove e poco presente nelle piazze e nelle strade presidiate da agenti in assetto antisommossa per l’invasione di marziani “black block” conosciuti e noti solo ai funzionari di qualche ministero. Fotografi e videoreporter invece questa volta abbondano e non comprendo cosa hanno ripreso e fotografato dal momento che i dispacci emessi parlano di duemila presenze, addirittura per qualcuno eravamo in cinquecento. Basta vedere le foto del serpentone colorato per rendersi conto che eravamo almeno ottomila persone a sfilare per le strade di Palermo. I politici meritano anch’essi una nota: la “star” è stata sicuramente il sindaco Orlando, pluricircondato e presidiato da guardie del corpo e giornalisti. Paolo Ferrero presente, così come il redivivo Ingroia, altri non ne ho visto, anche se mi è stato riferito di Ferrandelli e di pochi altri. Trizzino e altri grillini si affacciano a fine corteo dal cornicione adiacente a Sala d’Ercole con uno striscione contro il MUOS e le guerre. Francesco Cappello, deputato regionale di Caltagirone, invece è presente fino all’ultimo in piazza dando aiuto alla trattativa finale. La politica regionale, quindi, a parte pochissime eccezioni, è stata praticamente assente e ai margini di tutto i pochi esponenti rimasti in strada per breve tempo. Il vuoto attorno alla gente di Niscemi e degli altri comuni, l’allarmismo funzionale agli apparati del potere, i tentativi di minimizzare le azioni del movimento che, nonostante contraddizioni e povertà di mezzi, riesce sempre a presentarsi unito e compatto: con un sorriso e tanta consapevolezza penso a questo e alle facce di chi ho visto sfilare. Molti di loro hanno ricevuto multe, sanzioni, azioni di “controllo” per allontanarli da Contrada Ulmo dove i signori della guerra, con il beneplacito di politicanti inutili e collusi, hanno decretato che il MUOS s’ha da fare: non si è mai visto che i loro interessi siano stati fermati da movimenti. Altrove, dove hanno la possibilità di agire indisturbati, hanno sistemato le cose ben diversamente. Chissà se un giorno non sarà così anche qui.
E l’ultimo pensiero va a Crocetta, rappresentante eccezionale della classe di politicanti istrioni: il TAR ha messo in crisi una manovra studiata a tavolino per presentarsi come “il presidente vicino alla gente” bloccato da organismi a lui superiori. Immagino il panico di fronte alla sentenza che manda all’aria il suo piano. E i “cazziatoni” di americani e ciarlatani al governo. Ora prenditi le pernacchie della gente.
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