Vorremmo rivolgerci direttamente al console Moore per ricordargli l’accordo, da lui stesso sollecitato, secondo il quale lui si è impegnato, per conto dell’amministrazione americana, con il presidente Crocetta e quindi col popolo siciliano, a fermare i lavori dentro la base NRTF di Niscemi. In modo analogo e in virtù di ciò, noi ci siamo impegnati col presidente Crocetta e con le forze dell’ordine, insieme alle mamme No MUOS, a consentire ai militari americani (e solo ai militari) il fisiologico cambio turno. Un cambio che non vorremmo dover impedire per il senso di umanità che nutriamo nei confronti del personale americano esposto, come del resto noi residenti siciliani, ai rischi per la salute e l’integrità fisica che la vicinanza con il micidiale impianto comporta.
E gli vorremmo pure ricordare che “pacta servanda sunt“, con l’augurio che presso l’ambasciata USA e fra i loro “mediatori” sul terreno in contrada Ulmo (ossia il vicequestore e gli altri agenti) ci sia qualcuno che oltre al latino conosca il valore della parola data, specie se data a un popolo. A un popolo che non ha rotto il patto.
Un patto sicuramente rotto per ben due volte dalle truppe americane, una ieri e l’altra oggi, nascondendo, probabilmente, materiali per la costruzione del MUOS fra i “bagagli”. E, sicuramente, sia ieri che oggi, operai siciliani in mezzo ai militari americani e nei veicoli americani: le mamme che li hanno visti, insieme con gli altri presidianti, sanno con assoluta certezza che si tratta di operai (o tecnici) e di siciliani perché gli stessi hanno minacciato ritorsioni “casa per casa” per il motivo che loro “perdono u travagghiu” (ndr: “perdono la giornata di lavoro”, espresso in lingua siciliana).
A questo punto vorremmo dire al console Moore e al presidente Obama che occorre un nuovo patto al quale siamo certi vorranno aderire per rimediare al torto che è stato fatto all’intelligenza dei siciliani, alle mamme oggi derise dalle truppe americane e prese pure a spintoni dalla polizia che ne ha spedite alcune in ospedale e, non ultimo, per il rispetto dovuto alle istituzioni pubbliche della Sicilia e dell’Italia. Si ricorderà, infatti, che contro il MUOS e in favore delle nostre giuste rivendicazioni e preoccupazioni si sono espressi consigli comunali e provinciali, il parlamento e il governo della regione e due commissioni parlamentari di Camera dei deputati e Senato della Repubblica. E di ciò è perfettamente informata l’amministrazione americana nelle sue articolazioni diplomatiche, civili, militari.
Continueremo, dunque, a consentire il passaggio dei militari, e solo dei militari, purché il cambio avvenga:
- durante le ore diurne, perché vogliamo vedere le facce di ognuno che esce e di ognuno che entra e poterle pure riprendere con le telecamere nostre e degli operatori dell’informazione eventualmente presenti, proprio come regolarmente fanno i marines con le nostre facce
- a un orario di massima concordato con un congruo preavviso (almeno ventiquattr’ore prima di ogni cambio)
- sempre tramite il cancello principale (la cosiddetta porta uno)
- davanti e non oltre i cancelli della base con i militari che si danno il cambio fuori sulla pubblica strada e non all’interno della base
- con il numero dei militari che entrano pari al numero dei militari in uscita.
Le mamme non si toccano
E di fronte alla violazione degli accordi e alle palesi minacce dei “lavoratori” cosa succede oggi? I funzionari di polizia presenti, determinati a far passare i mezzi degli americani con gli operai, prendono l’esecrabile iniziativa di strattonare e spingere le mamme, donne sicuramente determinate, ma altrettanto sicuramente pacifiche, “armate” solo di sorrisi, dignità e buone maniere che, mai, potranno essere accusate di essere pericolose per l’ordine pubblico, come non lo è e mai lo sarà l’intero movimento No MUOS. Chi tocca le mamme No MUOS tocca l’intero movimento, chi le offende o le ferisce avrà offeso e ferito ogni attivista No MUOS.
A causa dell’azione perpetrata dai funzionari di polizia presenti, finiscono per terra donne di ogni età: mamme, ragazze, nonne avanti negli anni. Alcune finiscono pure al pronto soccorso. Una giovane mamma di tre figli, strattonata con un uso esagerato della forza, all’ospedale ci finisce con un giubbotto lacero e varie contusioni.
Tutto ciò è davvero inammissibile.
Chiediamo a chi ricopre ruoli o responsabilità istituzionali, negli uffici e nelle pubbliche magistrature, in regione, nel parlamento, nel governo di adoperarsi al fine di giungere a una pronta rimozione dei funzionari di polizia coinvolti nell’episodio. Colpendo mamme e nonne, signore che non bisognerebbe violare neanche con un fiore, hanno perso la fiducia di tutti i cittadini che sono chiamati a tutelare e questo, davvero, è un fatto grave.
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