Report assemblea su militarizzazione dei territori e tendenza alla guerra

Pubblichiamo il report dell’assemblea che si è svolta sabato 5 agosto, durante l’ultimo campeggio NoMuos.

L’assemblea viene introdotta da Pippo (NO MUOS – Ragusa) che, a nome del movimento NO MUOS, riassume i contenuti del documento d’invito inviato a varie realtà nazionali e internazionali. L’intervento verte sui fondi del PNRR molto più bassi delle spese militari nell’UE, sull’apertura dell’UE alla produzione e vendita di munizioni per l’Ucraina con fondi destinati alla “coesione sociale”; sul raffronto tra spese militari e spese sociali (sempre più soggette a tagli); sull’espansione della NATO e il mercanteggiamento sulla pelle del popolo curdo; sulla realtà militarizzata della Sicilia ed il suo essere cobelligerante, per cui la nostra lotta alla guerra la facciamo coerentemente contro le basi militari USA e NATO presenti e attive nella nostra isola. Quindi si affronta la questione delle interferenze degli apparati militari nel settore della ricerca e dell’istruzione, con investimenti in progetti sia diretti che di doppio uso, civile e militare. Al di là di ogni singola lotta, il movimento NO MUOS ribadisce la centralità della guerra. La Sicilia attraversa un momento di espansione dell’occupazione militare (poligono nelle Madonie, altri poligoni, ampliamento di Sigonella, gasdotti a Gela), e tutto questo è in linea con progetti devastanti, che richiedono militarizzazione dei territori, come il TAV o il Ponte sullo Stretto. Tutte le lotte in atto: ambientaliste, antirazziste, femministe, del mondo del lavoro, ecc., hanno nella questione della guerra un filo comune ed un punto di unificazione che può portare ad un movimento molto forte, che, oltretutto, rafforza anche le singole lotte. L’appello è quindi a tutte le realtà perché collaborino ed elaborino strategie comuni di resistenza e di attacco.

Gabriel (NO TAV – Valsusa). In val Susa si assiste alla militarizzazione dei cantieri e del territorio (allegato 1, opuscolo No TAV Torino e Cintura). La militarizzazione avviene su due livelli: uno esplicito, che è visibile, che vede la repressione e il controllo di aree come Chiomonte, la Val Clarea, divenute di interesse strategico Nazionale dal 2012. L’area viene oggi estesa a tutti i comuni interessati dall’alta velocità, dalla bassa Valle a Salbertrand. I comuni vengono quindi bypassati, e la Valle è sempre di più un laboratorio di nuove tecniche di repressione (all. 2, Livio Pepino). Poi vi è una militarizzazione implicita. I corridoi europei, di cui fa parte il TAV, prevedono un uso misto civile-militare, nonostante si parli ancora di linee di collegamento esclusivamente per merci e passeggeri. Dal novembre 2022, i finanziamenti europei del Connecting Europe Facility (destinati anche al TAV) propongono nuovi finanziamenti a quelle opere in grado di adeguarsi al passaggio di mezzi militari (all. 3, Commissione Europea). La deriva militarista dell’Europa si vede anche nella fondazione di PESCO (Permanent Structured Cooperation) nel 2017, ente di coordinamento tra l’Unione Europea e la NATO su Cyber Security e Mobilità Militare con politiche sempre più armonizzate. La Torino-Lione non rientra (ancora) tra le opere militari, ma sorgono dubbi su come vengono utilizzati i fondi europei: nel 2021, Presidio Europa ha presentato una richiesta per ottenere i documenti del Grant Agreement in scadenza nel 2022, ricevendo un documento con tutte le voci di spesa oscurate (all. 4, Presidio Europa). Anche Torino ormai si orienta verso il comparto industriale militare: la nuova città dell’Aerospazio ne è un esempio, finanziata con fondi PNRR.

La lotta No TAV si sta attrezzando in vista dell’apertura dei nuovi cantieri: nella piana di Susa verrà aperto il più grande cantiere mai visto in Valle. Sul territorio il movimento sta facendo un grosso lavoro di sensibilizzazione, organizzando serate informative nelle borgate e piantando erbe officinali su alcuni terreni destinati alla cantierizzazione. A giugno si è svolta la più grande manifestazione No TAV mai vista in Val Maurienne (Francia), in raccordo con il movimento Soulèvements de la Terre; le relazioni con i compagni francesi si vanno finalmente rafforzando.

allegati:

    1: https://www.notav.info/post/il-tav-allinterno-dei-corridoi-di-molbilita-militare-europeii/

    2: https://www.controsservatoriovalsusa.org/228-associazione-a-resistere-proteggiamo-la-protesta

    3: https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/en/ip_22_6583

    4: http://www.presidioeuropa.net/blog/ricorso-2021-alla-mediatrice-europea/

Gabriele (NO TAV – Trento). A Trento è in corso di realizzazione uno dei lotti prioritari della TAV/TAC, la Circonvallazione di Trento, che compongono il quadruplicamento della linea ferroviaria Verona-Brennero: rientrando all’interno del PNRR, i fondi sono arrivati subito. Il movimento negli ultimi anni è riuscito a provocare diversi ritardi nel corso dell’iter autorizzativo dell’opera, ma, con l’apertura cantierizzazione dell’opera, si è aperta una nuova fase che il movimento notav trentino sta capendo come affrontare per continuare a provare a bloccare la realizzazione della TAV/TAC a Trento. La Cirrconvallazione di Trento consiste in un tunnel a doppia canna inizia nelle campagne a sud del capoluogo e sbuca in piena città a circa un chilometro dal centro. Il cantiere dell’imbocco nord della galleria è partito. Ciò a cui si è assistito è la sottrazione di territorio da parte del consorzio di ditte, capeggiate da Webuild, che hanno vinto l’appalto. Le recinzioni dei cantieri invadono i centri abitati. Le recinzioni privano gli abitanti degli spazi utilizzati anche per i più elementari spostamenti come i marciapiedi. Accanto a ciò si assiste a un’azione delle agenzie di vigilanza privata che si muovono come fossero forze di polizia al fine di disciplinare il comportamento di chi abita nei dintorni del cantiere attivo. L’area di cantiere prevista per l’imbocco sud è di 15 ettari e sono previste già misure difensive per quell’area che consisterebbero in un muro di terra alto 3 metri su cui vogliono far crescere l’erba rappresenta la foglia di fico per velare la devastazione. Fino ad oggi non sono partiti i lavori per l’imbocco sud della Circonavallazione di Trento, ma i terreni, precedentemente coltivati a vite, sono stati celermente devastati e sono sorte le reti arancioni tipiche dei cantieri edili. Le reti assolvono all’azione pedagogica di far accettare alle e agli abitanti l’ineluttabilità dell’opera. Stiamo facendo un’indagine per far conoscere quanto viene tac

iuto: l’interesse militare della nuova linea (mentre ufficialmente parlano ditrasporto  merci).

Mirco (No Poligono – Friuli). In Friuli abbiamo diversi poligoni di cui 9 attivi; col circolo Zapata di Pordenone si è deciso di mettere in discussione e ripartire a lavorare nel territorio, dove la presenza militare e le sue restrizioni sono vissute come cosa normale. Nostro scopo è far conoscere sia chi usa i poligoni, che gli effetti di tale uso. Nel poligono vengono a fare esercitazioni da Aviano e altrove. A Mandrisio usano fucili pistole e mitragliatrici a 50 m dalle case, dal lunedì al venerdì e ogni tanto anche sabato e domenica. Dallo scorso anno vi è un interessamento da parte della popolazione e a febbraio vi è stata un’assemblea pubblica con 400 persone. Abbiamo costruito un comitato locale  contro l’inquinamento dell’ambiente, dei fiumi e delle falde, si rivelano tracce di zinco piombo e metalli pesanti nella terra per sollecitare il Comitato Misto Paritetico (Co.Mi.Par.) sulle Servitù militari a prestare particolare attenzione alle modalità di autorizzazione ed alla possibile chiusura dei poligoni.. E’ anche partita una petizione per i sindaci della zona con la compartecipazione di Legambiente. Ci sono, inoltre, numerosi poligoni dismessi ma mai bonificati.

Davide (No Base né a Coltano né altrove – Pisa). La costruenda base di Coltano è ubicata in un parco naturale e servirà per le forze speciali presenti in numerosi teatri di guerra, soprattutto africani, tutti collegati agli interessi energetici. Il tutto in un’area già fortemente militarizzata (Camp Derby). Oggi si investono cifre enormi, come pure i fondi del PNRR, per produrre armi e munizioni o per la “sovranità energetica”; prestare attenzione alle produzioni legate alla guerra; inoltre si tenta di riprodurre una cultura patriarcale e militarista. Riscontriamo  criticità di non poter accedere alle informazioni militari. Abbiamo iniziato una mappatura della presenza militare. Abbiamo individuato il 21 ottobre come data per una mobilitazione nazionale, articolata sui territori, a partire dal nodo “fermare l’escalation” e proponiamo di costruire insieme questo processo. 

Massimo (Spazio No Ponte – Messina). “Il ponte costituisce un’infrastruttura importante per quanto riguarda l’uso militare!”, si legge del decreto legge del 31 marzo. Quando facevamo questo collegamento venivamo considerati paranoici.La questione da sottolienare è proprio l’utilizzo duale delle infrastrutture “civili”, che ammantate di ,reali o fittizi, possibili utilizzi militari, possono ottenere maggiori finananziamenti in ambito europeo(CEF). Tale processo, ovviamente, favorisce e giustifica l’ultramilitarizzazione del territorio. Ma fatto il ponte occorrerà mettere delle strutture di difesa (una sola batteria missilistica costa 800 milioni, dentro un processo di militarizzazione esplicita); i costi raddoppieranno, altro che opere compensative. Viene presentata come opera civile per per la mobilità degli abitanti europei, ma non è così. Questa è una lotta territoriale, in una città di 220mila abitanti, cioè l’attenzione ai luoghi in cui si vive; ma per questo motivo ogni altra lotta territoriale è la nostra lotta. Dentro questa concezione La Sicilia è un punto di frontiera, perché senza frontiere Armate gli stati muoiono(articolo Caracciolo). La cantierizzazione della sponda messinese sarà enorme, dentro il centro abitato, abbatterà interi palazzi. Per far questo avranno bisogno di una grande investimento sociale. Va anche riletta la dimensione repressiva: l’articolo di Caracciolo rilancia il ruolo militare della Sicilia come luogo di frontiera che va sempre più armato. Ci stiamo occupando del ruolo della mafia e di coinvolgere i comuni limitrofi soprattutto della costa tirrenica, dove verranno riversate le montagne di inerti. Un’altra area unica che vogliono distruggere. Immaginano 11 cantieri su Messina centro, la devastazione di Contesse per costruire una stazione centrale levando le abitazioni. Pezzi di città verrebbero sventrati. Centrale anche qui il ruolo di Webuild. Vi invito al campeggio No Ponte dall’11 al 13 e al corteo del 12.

Ludovica (NO MUOS – Catania). Noi come movimento saremo sia al campeggio che al corteo; ricordiamoci delle aziende coinvolte nel progetto, come la CMC, la Webuild, ecc.

Andrea (Punta Izzo). Augusta è un hub militare e industriale, le due cose vanno assieme. Contro il poligono di Punta Izzo, ubicato in un sito ambientale, abbiamo fatto denunce e petizioni. Ci occupiamo anche di salvaguardia ambientale: cemento ovunque, abbattimento del verde, ecc. L’autorità portuale e la Marina militare portano avanti grandi progetti di potenziamento del porto (per il petrolio e l’uso militare). Finanziano di tutto, sponsorizzano qualsiasi cosa. In questo paese dalla forte emigrazione, chi rimane o lavora per la Marina o per il petrolchimico. Augusta è a livello 1 per la pericolosità sismica, ora stanno costruendo il terzo ponte che dicono serva per la Protezione Civile con un piano antisismico che risale al 1985. Quindi pensiamo serva per la militarizzazione. Facciamo, tra le altre cose, un giornaletto satirico, Il Marivò, grazie alla disponibilità di Pippo e di Sicilia libertaria che ci permettono di fare questa controinformazione. Il segreto militare non può Occultare le informazioni ambientali. Il comune di Augusta non risponde, stiamo facendo richiesta di accesso agli atti per sapere cosa si è detto alla conferenza dei servizi.

Vi è una speculazione edilizia esagerata, abbattono i parchi per fare McDonald’s, vi è un poligono a un chilometro dalla riserva delle Saline, sonatrack è la zona industriale di Augusta finanziano, anche l’autorità portuale finanzia perché vuole spostare il traffico dei container da Catania ad Augusta, che è già un Hub militare. Forte l’emigrazione ad Augusta e il ricatto occupazionale: Chi era rimasto si arruola o lavora nella zona industriale. 

Nicolò (No inceneritore – Gela). Dico che una lotta si può anche vincere. Un anno fa scoprimmo che la regione voleva fare un inceneritore a Gela; abbiamo coinvolto decine di comitati, spiegando che il modello ENI era superato; hanno cambiato idea. Certo, è una vittoria relativa, perché l’inceneritore verrà fatto altrove: vuol dire che ci sposteremo altrove. Gela e Niscemi sono la stessa cosa. Nel silenzio più assoluto stiamo dimenticando quel che avviene in Africa; noi abbiamo una grande responsabilità; la causa sono i cambiamenti climatici ed il nuovo colonialismo europeo delle materie prime. Io sono impegnato perché la Sicilia sia autonoma energeticamente. Il governo porta avanti il piano Mattei: prendere il fossile dai paesi poveri e far della Sicilia un hub energetico. Contro questo dobbiamo impegnarci tutti e subito.

Vito (Terra insumisa – Alcamo). La nostra zona è un buco nero, isolata a livello infrastrutturale. Il treno si ferma a Palermo e non c’è neanche un pullman per Trapani. è necessario uscire dall’era dell’emergenza. Nelle isole (Favignana, Levanzo, Partanna) procede la militarizzazione. Il governo agisce attraverso l’eco terrorismo, Dunque sta a noi non alimentare il panico: vogliamo migliorare la nostra capacità di interagire con la comunicazione. Il 3-4-5 settembre organizziamo la visita di una delegazione di 9 popoli originari del Messico: il sud del mondo è sotto attacco (estrattivismo, guerre); noi porteremo i problemi messicani in Sicilia; accogliamo e lavoreremo sulla documentazione e l’archivio, per uscire dallo schema obsoleto imposto dall’alto. Siete tutti invitati a partecipare.

Gabriele (CARC – Napoli). Sul territorio di Napoli si è svolta un’importante lotta che ha impedito la costruzione di un deposito di GNL. Gli insegnamenti della lotta sono stati 1. Aver posto la questione come un problema sociale che via via diventava potenzialmente più rischioso (sono stati costituiti comitati, elaborati studi che contestavano i piani delle multinazionali, lanciato appelli a più fasce della società) ha costretto le istituzioni a bloccare il progetto per motivi “di ordine pubblico”; 

2. Non ci si è limitati a contrastare quel progetto perché incompatibile con l’area SIN, ma a usarlo come occasione per rilanciare con più urgenza e necessità le opere di bonifica. A margine della vicenda, l’aspetto centrale emerso è il ruolo centrale delle masse popolari nel governo del territori: nel chiedersi cosa fare “per le bonifiche”, si sono poste il problema del governo o dell’amministrazione che serve perché si facciano, assumendo così il ruolo di protagonisti che gli spetta in questa società, di chi decide, sceglie e impone ciò serve alle esigenze popolari. Sono stati questi i termini in cui la Rete Stop GNL di Napoli è uscita dall’ottica del movimento di scopo per convergere su tematiche ambientali di respiro nazionale. Parimenti è importante sviluppare una convergenza sul tema “guerra” che parta da occasioni a livello locale fino a ramificarsi in tutto il paese. Le date di cui si parla sono importanti, come è altrettanto rilevante costruire territorio per territorio dei percorsi di avvicinamento a quelle iniziative: in questo modo il 20-21 ottobre e il 4 novembre si evolvono come frutto di un lavoro nazionale di tutti i movimenti coinvolti.

Elio (Radio Aut – Palermo). E’ stato importante il lavoro d’inchiesta fatto negli anni 70 da Peppino Impastato (Isola delle Femmine, deposito di munizioni). La militarizzazione dei territori è enorme: la vicenda delle 5,8 tonnellate di cocaina dispersi in mare sequestrati a largo di Porta Empedocle, recuperati da un peschereccio; si deve sapere che la nave era una di quelle dell’accordo sul grano ucraino; l’equipaggio è stato arrestato, il capitano era ucraino; c’è stato un accordo tra mafia ucraina e siciliana. Niscemi è il mandamento mafioso più importante fuori di Palermo; qui nel 1991 nacque la base NRTF dopo un accordo di pax mafiosa. La piattaforma di milioni di metri cubi di cemento su cui insiste il MUOS è stata costruita dalla ditta Piazza, prestanome del boss Giancarlo Giugno, cognato del sindaco di allora. La Sicilia non è solo una piattaforma militare, ma un luogo dove s’incrociano interessi d’altro tipo, mafiosi. In questi giorni una nave scortata da caccia USA e italiani dal Mar Nero è approdata a Porto Empedocle per portare mais alle industrie avicole del trapanese e dell’agrigentino. Dobbiamo fare tutti le inchieste, non lasciare solo Mazzeo. Per il 21 giugno blocchiamo le 3 sedi della Brigata Aosta a Messina, Catania e Palermo.

Giorgia (NO MUOS – Catania). La guerra è la soluzione che gli stati propongono per far uscire il capitalismo dalla crisi. Gli USA cercano la guerra per risollevarsi. La nostra dev’essere una lotta anticapitalista; la guerra non è più una tendenza, ma un fatto concreto. Non per essere visionari, ma la guerra si può fermare solo con la rivoluzione. Non concordo col termine “fermare l’escalation”, una terminologia usata dai parlamentari. Va fermata la guerra, con la rivoluzione. Le guerre non scoppiano, ma sono preparate, ed è la crisi che provoca la guerra, non il contrario. Rilanciamo il 4 novembre e il 21 ottobre. 

Gianni (docente universitario, Catania). L’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole ha lanciato un’iniziativa contro la fondazione MedOr, promossa da Leonardo S.p.A. per sviluppare programmi di collaborazione nei settori “Aerospazio, Difesa e Sicurezza” con università, centri di ricerca e i paesi del Mediterraneo, Corno d’Africa, Medio e Estremo Oriente. Si sta lanciando una petizione in cui si chiedono le dimissioni di quei rettori (università di Bari, Politecnico Bari, Firenze, Milano, Napoli Federico II, Napoli Orientale, Perugia, Roma La Sapienza, Roma Tre, Salerno, Trento, Tuscia, Venezia) che fanno parte del comitato scientifico di MedOr, dalla fondazione. In passato, i movimenti territoriali e quelli contro le basi e la guerra si erano solo parzialmente sovrapposti e collegati in rete, comunicando non sempre tra loro; dopo che nel tempo i vari tentativi fatti per costruire una rete nazionale erano andati a vuoto, la lotta contro la militarizzazione del territorio e le guerre può essere un elemento comune in grado di unire e mettere in rete i vari movimenti territoriali, ambientalisti e antimilitaristi a livello nazionale e non solo.

Sara (Officina Rebelde – Catania). Noi facciamo un’esperienza di aggregazione nel quartiere San Berillo, lo sportello sociale è per noi una risposta alla guerra ai poveri, organizziamo presidi. vi portiamo diverse campagne, e siamo impegnati sui temi del lavoro e del reddito. La militarizzazione è anche dei corpi e dei desideri Secondo noi, non solo dei territori; il periodo pandemico ha portato avanti una retorica guerrafondaia, una retorica lavora consuma crepa: a questo rispondiamo rilanciando strategie che ci consentono di rinvigorire il piano ideale dei desideri. 

Andrea (ANTUDO – Catania). Gli incendi in Sicilia hanno mostrato come mancassero i Canadair ed altri mezzi di soccorso in un territorio pieno di basi militari, funzionali a sottrarre ai siciliani la possibilità di vivere e lavorare qui. Non è stata agita una prevenzione, le basi militari e l’accanimento nell’investire nella guerra è funzionale a depredare i territori. 6 nostri compagni hanno subito una perquisizione con l’accusa di aver diffuso un video su un’azione contro Leonardo. Questo è uno dei tanti campeggi di questa estate, importante per le possibilità che si danno per poter portare avanti i movimenti di lotta in Sicilia. cogliamo l’occasione di questo entusiasmo verso le mobilitazioni e concordiamo con la scadenza del 21 ottobre. 

Ludovica (NO MUOS – Catania). Provo a trarre le conclusioni a nome del movimento. Gli aeroporti sono andati a fuoco ma questo campeggio è comunque in corso, nonostante tutte le difficoltà. Nel processo verso il 21 ottobre si costruisce una lotta contro la guerra e l’attacco alle condizioni di vita delle persone (miliardi per la guerra e tagli al reddito di cittadinanza; F35 e niente Canadair, ecc.). Noi viviamo sulla nostra pelle le contraddizioni che portano le basi militari. Ci posizioniamo politicamente contro tutte le guerre, consapevoli che la Sicilia dalle guerre puniche è avamposto di tutte le guerre. Oggi pomeriggio partirà il corteo puntuale alle ore 17.

1 commento

  1. I Solevement de la Terre insegnano che bisogna opporsi,mettendo i bastoni tra le ruote,ka’ dove avvengono i crimini ambientali e non

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