Al Ministero della Difesa,
al Ministero della Salute,
al Ministero degli Interni,
al Sindaco di Lampedusa e Linosa,
all’Asp di Palermo.
OGGETTO: RICHIESTA INFORMAZIONI SU SPESE DELLO STATO A LAMPEDUSA
PREMESSA
La mancanza di un ospedale sull’isola di Lampedusa così come la carenza di altre strutture indispensabili, quali ad esempio gli edifici scolastici, sono state quasi sempre giustificate attraverso la solita questione della mancanza di fondi in grado di poter realizzare, organizzare e mantenere strutture del genere. Allo stesso tempo però abbiamo visto nascere sull’isola costosissime strutture militari, radar di ogni tipo, Hotspot, per non parlare dell’aumento del personale legato alla gestione dell’Hotspot e dei mezzi militari di terra e di mare di ogni tipo.
Queste presenze oltre ad avere un costo economico hanno anche un forte impatto sulla comunità, ad esempio per quanto riguarda la sottrazione di spazi: basti pensare a come il porto sia stato “snaturato” con la presenza di tre moli oramai zone militari inaccessibili. A questo proposito è bene ricordare che nonostante sia stato adibito il Molo Favaloro per le operazioni di sbarco delle persone migranti (impossibilitate dalle leggi attuali a viaggiare in maniera regolare), spesso per tali operazioni si utilizzano altri spazi del porto, in teoria destinate al turismo o alla pesca. Quando si parla di spazi sottratti alla comunità e ingoiati dalle servitù militari non si può non ricordare il recente ampliamento dell’area militare in zona Ponente, dove insiste una zona di riserva e dove una parte straordinariamnte bella dell’isola, di alto valore naturalistico, è da anni deturpata da radar e da basi militari.
In tempi di emergenza “Coronavirus” i nodi vengono al pettine: i problemi e i disagi che da anni affliggono Lampedusa si ripropongono e hanno ripercussioni in uno scenario di grave crisi sanitaria, politica ed economica. L’impressione però è che c’è chi voglia lasciare in ombra le carenze strutturali dell’isola e le responsabilità politiche di chi per anni l’ha gestita, localmente, nazionalmente e internazionalmente. La situazione relativa al rischio di diffusione del Covid-19, viene infatti descritta e data in pasto all’opinione pubblica locale e nazionale come se un tale rischio dipendesse esclusivamente dall’arrivo sull’isola di persone migranti; facendo finta di ignorare quanto invece appare chiaro nonché scontato, cioè che in un momento del genere ad essere potenzialmente pericolose sono tutte le fonti di accessi dall’esterno non controllati o non adeguatamente controllati, vale a dire, oltre ai migranti, i militari ed il personale sanitario non residente.
Riteniamo si debba, a partire da questa crisi mondiale, rivedere nettamente le priorità per l’isola di Lampedusa e per i suoi abitanti, nonché per la più piccola Linosa che dal punto di vista sanitario risulta essere ancora più svantaggiata.
Per “ripartire” si deve ripensare totalmente la gestione e il controllo del territorio; da anni denunciamo la presenza di amianto, l’inquinamento elettromagnetico, la gestione scellerata della nettezza urbana, le microdiscariche abusive disseminate sull’isola, l’assenza di un depuratore, la prduzione di energia con fonti fossili, l’abbandono totale dei siti archeologici e la mercificazione di spiagge e coste.
Pensiamo che i tanti soldi spesi per strutture militari sommate a quelle per il presidio sanitario locale e per l’Elisoccorso vadano razionalizzate e spese per la realizzazione di una struttura sanitaria
permanente, un ospedale vero, in grado di venire incontro alle esigenze di chi vive sule Pelagie e di chi da qui transita.
Per conciliare la grave crisi economica e sociale che si profila e la condizione in cui versa il territorio proponiamo di attuare un piano speciale per impiegare più lampedusani e linosani possibili per una bonifica generale del territorio, coadiuvati e coordinati da tutte quelle figure professionali che necessitano a partire da ditte specializzate per la rimozione dell’amianto.
Pertanto
CHIEDIAMO
che la comunità Lampedusana venga messa a conoscenza dell’ammontare delle cifre annualmente spese a Lampedusa, relativamente:
1. al mantenimento di tutto il personale militare comprese spese per vitto e alloggio;
2. alle dotazioni di mezzi militari, comprendendo spese di carburante, assiciurazioni e manutenzione;
3. alla gestione dell’Hotspot;
4. alla presenza di Frontex, Easo e altri corpi dell’UE (a tal proposito vorremmo delucidazioni ufficiali relativamente all’utilizzo dell’ex aerostazione da parte dell’agenzia Frontex);
5. alla presenza del Corpo italiano di soccorso dell’Ordine di Malta (CISOM) e delle ONG impiegate per i “soccorsi in mare” e all’interno dell’Hotspot;
6. al servizio dei medici specialisti e del personale del poliambulatorio e del Pronto Soccorso;
7. ai costi medi del servizio di elisoccorso;
8. all’ammontare complessivo di quanto è stato speso, dal 1986 ad oggi, per radar, antenne, caserme e mezzi militari.
Cordiali Saluti.
Lampedusa 16/04/2020
Collettivo Askavusa Lampedusa
Comitato di Lampedusa per la Salute Pubblica e Ambientale
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