Sergio e Irene liberi subito!

Alle sentenze di stampo politico siamo abituati noi No MUOS. Non per questo però le notizie che arrivano da Messina ci sconcertano di meno.

Ricapitoliamo brevemente dall’inizio, perché è bene che nella mente di tutte e tutti sia chiaro cosa sta accadendo a Messina e a cosa sono sottoposti i nostri compagni.

A fine agosto vigili urbani, polizia e digos vogliono smontare la tenda e cacciare una donna senza tetto accampata in un’aiuola di fronte al Rettorato di Messina, in nome del decoro urbano. Un gruppo di solidali si mobilita contro questa decisione, ponendo la questione non tanto sul piano del decoro urbano quanto su quello dell’assenza dei servizi essenziali (come quello di una casa) per chi ne ha bisogno. In quella mattina di fine agosto quindi da un lato c’è una tenda e un presidio, dall’altro forze dell’ordine e digos. Non si verificano tafferugli, magari ci si insulta a vicenda, ma la tensione non arriva a livelli alti. La tenda riesce ad essere smontata e, durante questa operazione, un vigile si ferisce. Solo. Poco dopo, forze dell’ordine e digos si allontanano e si consultano. Alla fine, la polizia chiede a Irene e Sergio di seguirli in questura, per poterli identificare. Molte ore dopo, usciti dalla questura, sono entrambi agli arresti domiciliari, accusati di aver ferito un vigile urbano durante le operazioni di sgombero della piazza. Passano i giorni, Sergio rimane ai domiciliari, Irene ogni giorno deve firmare un registro in questura. A Messina inizia una campagna mediatica e politica feroce (e pure di stampo fascista, diciamola tutta) sul decoro urbano e “gli antagonisti” del Pinelli che mettono a ferro e fuoco la città. Ieri mattina, 24 settembre, dopo quasi un mese di misure cautelari ingiustificate e un clima cittadino molto teso, arriva la sentenza. Irene e Sergio sono stati condannati rispettivamente a sei mesi e un anno di reclusione.

A nulla è servito il video presentato dalla difesa che mostra, chiaramente, come Irene fosse fisicamente distante dal vigile e come Sergio avesse, al massimo, rivolto qualche parola d’offesa allo stesso (il quale non faceva altro che stuzzicare e provocare reazioni). A nulla è servita la richiesta del PM di far cadere l’accusa di lesioni e oltraggio a pubblico ufficiale, chiedendo quindi di ridimensionare la pena a 4 mesi per la presunta volontà psicologica di resistere (che naturalmente non significa nulla). Nonostante tutto questo, il giudice ha condannato i nostri compagni per dei reati che non hanno commesso, con pene di molto superiori alle richieste del PM,.

Come dicevamo, siamo abituati a leggere sentenze politiche al posto di quelle “di diritto” ma questo è troppo anche per noi. Non solo perché mai in maniera così palese il sistema ha dimostrato come sia disposto a usare carte false pur di auto-tutelarsi, ma soprattutto perché questo tipo di decisione mira alla privazione della libertà di due nostri compagni.

Che la fase sia cambiata è ormai quasi una certezza. Dobbiamo e ci faremo i conti con questo.

Al momento però lasciamo spazio alla nostra nostra rabbia e a quella solidarietà che indirizziamo a Sergio e Irene. Quella solidarietà che è la nostra arma più forte.

IRENE E SERGIO LIBERI, SUBITO!

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