Da domenica 3 maggio, Turi Vaccaro (Cordaro per lo stile di vita da lui osservato) è salito sull’unico albero della base NRTF dei Marines all’interno della sughereta di Niscemi e sembra voler continuare nella sua azione dimostrativa contro MUOS e antenne. Gli attivisti si danno il cambio per testimoniare presenza e solidarietà non perdendo d’occhio l’albero su cui Turi dorme, beve (forse), passa le ore tra l’afa del giorno e il freddo della notte. Turi ha sfidato la sorveglianza e, soprattutto, la lacerante concertina israeliana, un tipo particolare di filo spinato chiamato così perché utilizzato a tonnellate dagli israeliani lungo i confini da loro imposti, giorno dopo giorno, nei territori palestinesi. Si è denudato per non lasciarsi trafiggere dai pericolosi e aguzzi aculei ed è entrato, portando a termine la sua “marcia del sale” di gandhiana memoria, conclusa dopo 350 km a piedi, in compagnia dell’asino Calò, lungo l’intera Sicilia. Gli attivisti rimangono di guardia anche di notte, con immensi sacrifici: nelle ore notturne tra domenica e lunedì, un gesto intimidatorio compiuto da ignoti ha colpito una giovane niscemese, la cui auto è stata danneggiata dentro l’area del presidio NO MUOS.
Sul fronte della battaglia giudiziaria, dopo il TAR della Sicilia, il Consiglio di Giustizia Amministrativa, la Procura di Caltagirone, nella seduta del 27 aprile 2015, si è espresso anche il Tribunale del Riesame di Catania riaffermando che il MUOS è illegale e abusivo e, pertanto, rimane sotto sequestro.
Ma, a quanto pare, il governo italiano sta riorganizzando la battaglia a favore degli interessi dei Marines americani: Alfano, lunedì 4 maggio, ha riunito a Palermo il Comitato per l’Ordine e la Sicurezza e ha parlato di MUOS con i prefetti dell’isola.
Nonostante le battaglie legali siano state vinte tutte (finora) dai comitati e movimenti, il MUOS rimane quindi al centro delle attenzioni dei governi e dei servizi mentre il Mediterraneo, da mare di pace, è ora l’ epicentro delle guerre, colorato del sangue di chi fugge da esse. E Turi, da giorni su un albero presidiato dai militari dell’esercito più agguerrito del mondo, sembra essere uno dei pochi uomini ancora liberi e capaci di collegare le questioni che ci circondano, dalla militarizzazione alle migrazioni, dalla pace minacciata ai diritti violati.
Sa bene che sarà arrestato per questo, come Gandhi, come Mandela, come Danilo Dolci.
Lascia un commento