“Un uccellino mi ha detto” usa recitare talvolta la maestra per introdurre una verità non detta o per smascherare una bugia.
E gli uccellini non sono tutti uguali: ci sono quelli che cinguettano, pigolano, gracchiano, starnazzano, bubbolano e quelli che cercano di emergere dal vortice del ronzio mediatico raccontando ciance.
Successe all’incirca un mese fa e sta succedendo di nuovo in queste ore, quando uccellacci del malaugurio diffondono in maniera parziale e artefatta frammenti della relazione licenziata dalla commissione istituita presso l’ISS sulle 46 antenne di Niscemi e sul MUOS. Porzioni di un tutto da imbeccare all’opinione pubblica per il tramite degli organi di stampa, proprio per tenerli oll’oscuro del reale contenuto della relazione che si dichiara di voler diffondere, ma che in realtà si occulta abilmente.
Se la diffondessero per intero, emergerebbe una realtà ben diversa: che il MUOS è in netto contrasto con la normativa vigente in Italia e che le 46 antenne esistenti superano i limiti di legge. Certo è una verità scomoda per il governo, ma è la verità. Una verità ribadita pure nella relazione dell’Istituto Superiore di Sanità.
La commissione che si è occupata della vicenda ha prudenzialmente affermato quello che un parere scientifico non può non dire: che non esiste allo stato degli studi attuali una relazione dimostrata di causa ed effetto fra esposizione all’elettromagnetismo e immediata insorgenza di determinate patologie. Ma — un ma grande quanto un palazzo — che la normativa italiana, proprio per evitare che queste patologie insorgano vieta di superare certi limiti, fissati, appunto, dalla legge.
Anche il superamento dei limiti di legge, da parte dell’impianto NRTF già funzionante, è cosa acclarata: tanto che decine di pagine della relazione stessa vengono spese dagli estensori per dimostrare quanto siano inaffidabili, inattendibili, le misurazioni effettuate dall’ISPRA in accordo con i tecnici americani. Misure rilevate in soli cinque giorni e che, misteriosamente, contraddicono cinque anni di misurazioni effettuate da ARPA Sicilia. Il sospetto, insomma, viene pure ai tecnici dell’ISS.
E, se la si vuol dire tutta: la relazione dell’ISS si riferisce alle antenne già attive, non potendo esprimere giudizi sul MUOS di cui non esistono dati, se non quelli, interessati, proposti dal suo costruttore.
Dunque?
Qualcuno fra i committenti dello studio licenziato dai tecnici che hanno lavorato per L’ISS — o tra i destinatari, ossia: uno fra la presidenza del Consiglio dei Ministri, il Ministero della Difesa e quello della Sanità o il governo regionale siciliano o tutti loro — ha tirato acqua al proprio mulino diffondendo della relazione solo quello che gli torna più comodo nella partita contro il popolo siciliano e in favore dell’esercito di un paese estero e delle logiche di guerra. Senza dimenticare che i committenti sono parti nel contenzioso pendente avanti il TAR di Palermo.
I comitati No MUOS denunciano quella che reputano un’azione scorretta oltre che un inganno e li sfidano a diffondere l’intera relazione e tutte le sue note. È un atto dovuto ai cittadini, ed è un dovere nei confronti della libera stampa che deve poter esercitare il proprio ruolo di opinion maker e non fungere da cassa di risonanza della propaganda.
Gela, 19 luglio 2013
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